Clara Menerella2024-04-05T20:54:20+02:00

I FINALISTI DEL PREMIO COMEL 2016

Clara Menerella

Mondragone (CE), ITALIA
www.claramenerella.com

I FINALISTI DEL PREMIO COMEL 2016

Clara Menerella

Mondragone (CE), ITALIA
www.claramenerella.com
CENNI BIOGRAFICI

Nasce a Mondragone (CE). Dopo il Liceo Artistico di Aversa, si diploma in Scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli, sotto la guida di Augusto Perez, e consegue la laurea di secondo livello presso l’Accademia di Belle Arti di Frosinone.
Ha partecipato ad incontri internazionali d’arte contemporanea con Arnaldo Pomodoro e Andrea Cascella. Fondamentali i contatti con altri artisti importanti, come G. Pisano, M. Iodice, G. Di Fiore. È inserita nel catalogo “L’Accademia di Belle Arti di Napoli”.
Ha dipinto il trittico “Il mito oltre”, posto in modo stabile nella sala Consiliare di Mondragone e, per la stessa città, ha realizzato la scultura in bronzo “Venere mediterranea”, monumento pubblico in viale Margherita.
Dal 2007 è organizzatrice e curatrice della galleria OnArt di Mondragone. Ha partecipato ad importanti mostre presso diverse città d’arte italiane e negli Stati Uniti.

OPERA IN CONCORSO

CONFRONTI FUORI DALLA STORIA, 2016

PITTURA - foglio di alluminio, pelle, carta di giornale, colore, supporto in alluminio
cm 150 x 40

Un articolato contrappunto di sagome e scrittura diventa sulla superficie dipinta del metallo un misterioso gioco di luci e ombre del passato, nell'opera di Clara Menerella (Confronti fuori dalla storia), che appare come una sequenza filmica, uno scorrere ininterrotto di una pellicola dinanzi agli occhi, senza un inizio e senza una fine.

RICONOSCIMENTI

FINALISTA PREMIO COMEL 2016

Intervista di Rosa Manauzzi

Alla compostezza e alla forma classica della mia scultura si sovrappone la corrosione dell’involucro esterno, che lacerandosi esterna i dolori e i tremori del mondo femminile.

I volti sono figure rappresentative della tua creazione. Soprattutto volti femminili, classicheggianti, mitici eppure proiettati in spazi e tempi contemporanei in cui vivere. La tua è una sfida di unificazione tra diverse epoche e allo stesso tempo di attualizzazione di ciò che è stato, anche tenendo conto dell’evoluzione dei ruoli e della libertà ancora da raggiungere completamente. Simbolo e dissoluzione dello stereotipo femminile si fondono su un volto senza connotati precisi e con colori che dominano sulla forma. Il colore è quindi lo slogan della libertà?

I miei volti femminili sono volti idealizzati della donna della civiltà greca e romana, che sono ancora i nostri riferimenti estetici ed emotivi. C’è una continuazione nell’idealizzare la donna del passato con quella del futuro. I volti rappresentati, quindi, non sono congelati nell’antichità, ma attraverso il colore e la loro rappresentazione conducono al mondo interiore della donna attuale. Il colore libera l’immagine dalla sua impronta classica per trasformarle in presenze fantastiche immerse nel mondo moderno dandogli forza creativa e presenza vitale.

La presenza di Napoli nella tua arte sembra dominante, e non potrebbe essere altrimenti visto la maestosità artistica della città. Tra le tue esperienze, però, c’è anche un tour che ti ha portato fuori dall’Italia e lontano dall’Europa: EuArt 2008 – tour dell’arte europea negli USA: Miami, Sarasota, Palm Beach, New York City, Boston. Vuoi raccontarci questo viaggio artistico apparentemente molto lontano dai modelli da cui sei circondata?

Partono da Napoli i miei studi artistici e la mia sensibilizzazione verso forme d’arte che i numerosi musei, iniziando dal museo Archeologico Nazionale, hanno plasmato il mio animo e la mia visione della vita. La mia “peregrinatio” negli USA è stata l’esperienza che mi ha condotto a considerare la città moderna come negazione di comunicabilità negli spazi comuni, demandando l’arricchimento culturale in gallerie e sedi specifiche. Da qui la spinta a dipingere la serie dei grattacieli come esperienza vissuta.

Grattacieli e metropoli sono due sezioni a cui hai dedicato diverse opere. Come si concilia il tuo spirito di archeologa dell’arte con la velocità e l’eccesso della contemporaneità?

La serie dei grattacieli è nata come espressione in forma d’arte di disumanizzazione del mondo. Questo approccio artistico è partito dalla negazione di comunicabilità che le mie opere classicheggianti possedevano. È evidente la mancanza dell’uomo nella sua assenza fisica, ma è preponderante lo spazio artificiale che nega l’incontro.

Sei stata selezionata per la V edizione del Premio COMEL, grazie all’opera “Confronti fuori dalla storia” (tecnica mista: foglia di alluminio, pelle, carta di giornale, colore, supporto in alluminio). Un collage che somiglia all’avanzare di una pellicola cinematografica. Puoi raccontarci la tua opera?

Il premio COMEL mi ha permesso di scoprire l’alluminio nella sua capacità espressiva, che può donare alle opere una nuova percezione della luce. Il riflesso della luce evidenzia le zone non trattate o imprigionate dalla sovrapposizione di altre materie, restituendo al fruitore maggiore o minore intensità emozionale.
Nelle mie opere ho utilizzato l’alluminio come supporto, dando vita alle stesse attraverso la ripetizione delle immagini e la riflessione della luce. I volti si ripetono come fotogrammi confrontandosi e ribaltandosi in modo speculare alla ricerca del confronto e della comunicazione; ma non esiste né l’uno né l’altro. Ritorna insistentemente il tema della non comunicabilità e della chiusura a guscio dei personaggi che si confrontano solo fisicamente e vengono rappresentati distanti da ciò che li circonda. Questa incomunicabilità non riguarda solo la perdita degli spazi e delle occasioni che esistevano una volta, ma sono espressione di razzismo, omofobia e paura del diverso.

Qual è il tuo rapporto con i materiali (alluminio e altro) e quali nuovi stimoli ha portato la partecipazione al premio?

La mia ricerca artistica mi ha portato a confrontarmi e a sperimentare l’uso di diversi materiali. Ho iniziato con i materiali della tradizione classica nell’uso della foglia d’oro e della foglia d’argento per finire con l’elaborare opere utilizzando materiali poveri, umili e di riciclo.

La tua opera scultorea assume una bellezza che è anche forza, fermezza del materiale, solidità interiore. Questo è l’impatto immediato che trasmette, ad esempio, la “Venere mediterranea”, monumento pubblico in viale Margherita a Mondragone. Si può affermare che la tua Venere sia oltre il mito? Se sì, in cosa consiste l’oltre?

Alla compostezza e alla forma classica della mia scultura si sovrappone la corrosione dell’involucro esterno, che lacerandosi esterna i dolori e i tremori del mondo femminile. L’opera abbandona il mito e la classicità gridando fortemente quelle che sono le tribolazioni ed i patimenti del proprio stato.

La tua attenzione al femminile, ti ha portato a seguire delle artiste in particolare? Quali sono i tuoi Maestri prediletti?

Sento la poetica artistica di Giosetta Fioroni molto vicina alla mia. È un’artista della Pop Art italiana che indaga sul mondo femminile e sui suoi aspetti interiori con un richiamo costante alla bellezza. Nella mia formazione ho incontrato artisti che mi hanno guidato, formato ed indirizzato, e la loro influenza l’avverto principalmente nelle opere scultoree da me realizzate. In particolare hanno inciso principalmente sulla mia formazione scultori come Augusto Perez per la plasticità dei corpi, Mimmo Paladino per il suo rivolgersi al mondo arcaico e Arnaldo Pomodoro per la lacerazione dell’involucro.

Torna in cima