PREMIO COMEL VANNA MIGLIORIN 2023

intervista a Marco Riente

di Ilaria Ferri

Nato a Praia a Mare (CS) nel 1989, si diploma al Liceo artistico di Maratea (PZ) e successivamente in Pittura e Scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia. La sua ricerca è un percorso psico- sociale all’interno dell’umano, volto ad attraversare gli aspetti più sacri: un dialogo, una narrazione delle sue virtù, debolezze, precarietà e del suo essere in quanto umano. Nel corso degli anni ha partecipato a numerose collettive e concorsi. Dal 2019 insegna discipline plastiche nelle scuole secondarie di II grado. Vive e lavora a Milano.

Affermi che l’opera “Societas”, finalista alla X edizione del Premio COMEL, pone l’attenzione dell’osservatore sulle tragiche conseguenze della crescita demografica che causa non solo il sovraffollamento del pianeta, ma il costante schiacciamento e oppressione, sia fisica che morale, dei più deboli e dei più poveri. Come è nata l’idea di realizzare questo lavoro e poi iscriverlo al Premio COMEL?

E’ nata nel mio immaginario poco prima di parteciparvi. Quando sono venuto a conoscenza del Premio allora ho deciso di realizzare la scultura proprio utilizzando l’alluminio, ma senza distaccarmi dal mio stile di produzione e dal genere di materiali che solitamente impiego. Così ho scelto di realizzare una mescola composta da polvere di alluminio e resina epossidica.

In Accademia imparando a realizzare stampi in gomma siliconica, Primavera 2013,

I volti che caratterizzano la tua opera offrono una vasta gamma di emozioni: desolazione, smarrimento, rassegnazione. Trasmettono una vibrante tragicità che può diventare anche un monito per chi guarda. Secondo te l’Arte può essere uno strumento per risvegliare le coscienze e stigmatizzare i comportamenti dannosi ed egoistici?

Certamente, ma per far sì che ciò diventi realtà e non rimanga un’utopia è necessario educare le persone ad ascoltare ed osservare con dedizione. C’è bisogno anche di tanta empatia.

La tua “ricerca poetica – affermi – è un percorso psico-sociale all’interno dell’umano, che attraversa gli aspetti più sacri: un dialogo, una narrazione delle sue virtù, delle sue debolezze, della sua precarietà, del suo essere in quanto umano”. È chiaro che per te il racconto e il dialogo sono strumenti essenziali per parlare dell’Uomo e comprenderne i comportamenti, per te l’arte è più uno strumento di indagine o un mezzo per entrare in contatto con gli altri?

Entrambi. E’ sicuramente uno strumento di indagine esterna e talvolta interna, ma al tempo stesso, un irrinunciabile strumento vitale di comunicazione degli artisti verso il mondo.

Qui e per sempre, gesso e fiori di stagione, 2023

Nella tua biografia si legge che già in tenera età eri alla ricerca di un modo per “esprimersi al di là della parola”, l’Arte è stata dunque un modo per superare le timidezze infantili. La capacità e l’opportunità di esprimersi in modi diversi quanto sono state importanti per te?

Sono stati fondamentali. Ancora oggi – anche causa disnomia – la scultura è lo strumento comunicativo che mi libera da ogni difficoltà verbale.

Oggi insegni discipline plastiche e scultoree nelle scuole secondarie di secondo grado, quanto è importante l’aver sperimentato in prima persona che l’Arte può essere un modo per superare limiti e barriere personali nel contatto con i ragazzi? Secondo te l’Arte può essere anche un potente strumento pedagogico o è principalmente una “materia di studio”?

Ogni giorno, durante il mio dialogo scolastico quotidiano, provo con tutto me stesso a far capire ai ragazzi che qualsiasi attività o disciplina affrontata con passione – dagli sport alle arti – può farci superare le difficoltà che incontriamo nella nostra vita. E l’arte può insegnarci tanto, sia dal punto di vista educativo-costruttivo, sia dal punto di vista creativo.

Sotto il cielo di settembre, sabbia e resina, 2014- Opera vincitrice del 24’ Premio Viviani

Sei partito studiando la pittura per poi passare alla scultura e l’incisione, cosa ti ha colpito di più di questi due linguaggi? In cosa senti di esprimerti meglio attraverso queste tecniche?

Mi esprimo meglio all’interno dello spazio-tempo, pertanto prediligo la scultura. Ad ogni modo, sono due forme d’arte lente e non dirette come la pittura: implicano un processo elaborativo piuttosto lungo e complicato. L’educazione all’attesa e il rispetto verso il lento processo creativo sono ciò che scultura ed incisione mi hanno insegnato.

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