Intervista a Emmequadro
di Rosa Manauzzi
Emmequadro è il nome del duo artistico creato da Massimo Dordoni, originario di Bologna, e Maria Serina, nata a Crema, città in cui vive. La conoscenza dell’immagine fotografica da una parte e la capacità creativa nell’usare i tessuti dall’altra, hanno dato vita ad un progetto creato a quattro mani. Maria Grazia Serina ha dedicato le sue ultime serie creative alla forza espressiva delle composizioni di abiti e alle potenzialità narrative e immaginarie dell’alterazione del normale status dell’abito che solitamente ci veste e ci contiene quindi, ci racconta.
Davvero peculiare la scelta di unire fotografia e tessuti. Apparentemente sembra un accostamento impossibile per le diverse formazioni coinvolte. Com’è nato questo connubio e perché?
E’ nato dalla curiosità di unire le nostre passioni in un unico progetto. La grande dimestichezza di Maria Grazia nell’elaborare i tessuti e la sfida di renderli al meglio per immagini.
L’opera presentata al Premio COMEL sembra l’immagine di un set cinematografico. Nulla è lasciato al caso. Come avete pensato l’opera tra sceneggiatura e regia?
Si tratta di un’idea concepita appositamente per il Premio COMEL. Una rievocazione simbolica della scoperta dell’alluminio. Partendo da questo abbiamo cercato la location più adatta: un parco ottocentesco. A parte abbiamo realizzato gli scatti dell’abito in studio, per un migliore controllo dell’illuminazione. Infine abbiamo editato l’immagine in digitale.
L’abito del soggetto fotografato viene rivisitato secondo una valenza simbolica e narrativa. Qual è lo scopo? Avete realizzato altre opere insieme?
Lo scopo è appunto quello di inventare una specie di automa con radici nel passato ma proiettato nel futuro. Ci sono molti elementi dentro questa immagine, in realtà: la figura femminile oppressa da abiti ingombranti che gioca a palla (uno dei pochissimi sport praticabili all’epoca); un pallone/mappamondo colorato dal tocco della mano meccanica a rinforzare lo straniamento temporale.
I materiali scelti per le vostre opere devono avere delle caratteristiche particolari o siete voi a definirli attraverso l’azione artistica?
Sicuramente è più stimolante cercare nuove espressioni per i materiali, utilizzandoli in modo inedito e trasformandoli in funzione di un messaggio.
vorrei, 2015
C’è qualche volta il timore che lo spettatore non colga la stessa simbologia che avete ideato? Quanto conta lo sguardo dell’altro nella lettura dell’opera d’arte? Ovvero, può scaturire nuova arte da altri occhi che osservano l’opera?
Certamente! I percorsi sensibili seguono traiettorie imprevedibili. Un’opera che “funziona” deve risultare sempre “aperta” per permettere a chi guarda di interagire e integrare i significati con il proprio mondo interiore. In questo modo si amplifica la risonanza dell’opera, si moltiplicano i significati.
In breve qual è stata la vostra formazione artistica?
Direi che essenzialmente è la curiosità del mondo. Veniamo da situazioni molto diverse e non “accademiche” in senso stretto anche se accomunate da una forte connotazione estetica: la moda, l’interesse per la storia del costume e la passione per la fotografia sfociati nella libera professione. Abbiamo trovato elementi espressivi comuni e abbiamo costituito Emmequadro. Forse questo ha favorito il formarsi di un approccio originale, al di fuori delle regole, ma con una sua coerenza e una logica interna nel costruire le immagini molto precisa.
Chi sono i vostri artisti di riferimento?
Sono davvero moltissimi, ma per entrambi la pittura rinascimentale e fiamminga restano un caposaldo irrinunciabile. Non vogliamo né possiamo ignorare le nostre origini e il fatto che viviamo nel posto più bello del mondo, dove convivono , in un sincretismo di stili , tutte le epoche storiche. Questo semplice fatto, il contatto quotidiano con la bellezza, è una sorta di “formazione estetica” continua che poi si riflette nelle immagini che vengono create.
C’è un’opera che vorreste realizzare? O una mostra che sognate di fare? Quali potrebbero essere i soggetti privilegiati?
Stiamo realizzando altri scatti che hanno come soggetto lo stesso abito realizzato per il Premio COMEL.
In contemporanea, continuando nella ricerca di materiali inediti, stiamo sperimentando l’uso della carta scritta in caratteri Braille per la realizzazione di abiti particolari, che verranno poi inseriti in una logica narrativa attraverso la fotografia.
L’arte in Italia offre la possibilità di realizzarsi pienamente?
Questa domanda ha già la risposta implicita. In ogni caso chiunque sentisse l’urgenza di esprimere qualcosa, è necessario che lo faccia. E’ la passione che muove le cose.