I FINALISTI DEL PREMIO COMEL 2012

Anna Crescenzi

Sarno (Sa) – ITALIA
www.annacrescenzi.com

I FINALISTI DEL PREMIO COMEL

Anna Crescenzi

Sarno (Sa) - ITALIA
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CENNI BIOGRAFICI

Scultrice, Lega il suo pensiero alla materia in un umanesimo profondamente radicato che lega insieme passato, presente e futuro, storia e cronaca, invenzione e realtà sociale. Sul piano formale rimane fedele ad una resa realistica delle immagini senza per questo perdere di vista la possibilità dell’elaborazione astratta, in funzione piuttosto di un sentimento vitale che di una necessità formale. "Racconta" del rapporto dell'uomo con la natura inserendo nelle opere elementi naturali e riutilizzando materiali non comuni nel lavoro plastico. Vive e lavora fra Napoli e Sarno (1952). Ha insegnato Discipline Plastiche nei Licei Artistici e dal 1974 svolge la sua attività artistica partecipando a mostre e rassegne in Italia e all’estero. Dal 1979 al 1997 partecipa ad attività di teatro-scuola e, in varie manifestazioni, alla costruzione di macchine teatrali per spettacoli di piazza. Nel 2001 attiva il gruppo artistico Laloba promuovendo manifestazioni artistiche, laboratori di scultura, installazioni ispirate alla lettura del territorio, performances, scenografie, video-installazioni, video d’artista. Nel 2001e nel 2003 viene invitata ad International Art Workshop in Slovenia dove rimangono in esposizione permanente alcune sue opere in spazi pubblici.

La frana che nel 1998 colpisce la sua terra innesca una fase creativa che si declina in corpi -territori che si stagliano su fondi neri con una materia che rimanda al fango o alla terra, corpi monchi, divisi, o, meglio, feriti nella propria integrità con un'apertura centrale che in alcuni casi è “ricucita” da elementi naturali. Anche nelle sculture questi squarci cercano un “respiro” con lo spazio. Nel 2005 la Taide edizioni pubblica un catalogo delle sue opere, testo critico di Ada Patrizia Fiorillo, che documenta la mostra personale allestita presso il Complesso Monumentale di Santa Maria del Rifugio a Cava de’ Tirreni (Sa). In questa occasione viene pubblicata una cartella di due Acquaforti e Acquatinte dal titolo “I colori del nero”, testo critico di Enzo Di Grazia, edita da Il Laboratorio di Nola.

Scrive Ada Patrizia Fiorillo: (...) Un esercizio che l’artista fa vivere in stretto rapporto con la materia, assunta nelle qualità intrinseche che essa possiede ed, al tempo stesso, inseguendo una volontà rappresentativa che supera il contingente. È così per quelle figure modellate da un impasto di terre, gesso ed altri elementi, calchi di matrice fangosa, acquisiti, in una – dice bene Franco Cipriano- «deformata classicità» che crea un nuovo ordine visivo. Di appartenenza temporale col richiamo cioè a contesti più ampi, ma anche naturale, giacché quelle forme, sorte dalla natura, vivono nell’evidente trasformazione delle materie dell’arte. (...) Nel 2005 con il gruppo artistico Laloba, nell’ambito delle manifestazioni di arte partecipata del “Villaggio dell’Arte”, in cui erano coinvolti cinque comuni del Matese e artisti internazionali, ha realizzato due grandi installazioni permanenti nel Comune di Capriati a Volturno (CE).

Nel 2010 viene invitata alla rassegna itinerante Seven e realizza la serie di sculture Terramara ispirata ai peccati capitali. Una struttura in ferro che rimanda ad un insetto, legato alla terra con le sue zampe filiformi e un corpo-bozzolo che di volta in volta, di peccato in peccato, si riempie, all’interno o all’esterno, di elementi simbolici che rimandano al peccato della mostra in corso. Questa serie di lavori segna la sua ricerca successiva e la materia grumosa delle opere precedenti lascia il posto ad una ricerca di leggerezza e trasparenza, un recupero di antica manualità che mette insieme il ferro della struttura con la stoffa cucita e tesa e le aggiunte successive con materiali di uso comune, frammenti, oggetti, cose ... un recupero del disegno che nelle stratificazioni successive acquisisce spessore e senso... anche le sue riflessioni si aprono a nuovi spunti, considerazioni sul sociale e sull'ambiente, sulla funzione dell'arte che non può che essere stimolo per nuovi pensieri e nuove idee, per una consapevolezza maggiore del ruolo che ognuno ha nella costruzione del mondo in cui viviamo.

OPERA IN CONCORSO

METEORE (2012)

SCULTURA - ferro cotto, alluminio, rete da pesca e sabbia
cm 150 x 150 x 70

Con 'Meteore', Anna Crescenzi parte da dati scientifici: attraverso la rilevazione del decadimento dell'alluminio contenuto nei meteoriti, che prima di raggiungere la terra sono bombardati da raggi cosmici, può essere determinata la durata della loro presenza sul nostro pianeta. L'artista ci propone così un insolito viaggio spazio-temporale, in un percorso di suggestioni cosmiche, primordiali, che legano in un tutt'uno l'universo, il tempo, l'uomo e l'alluminio. All'interno di una grande clessidra tessuta come una rete che trattiene ed intrappola, una meteora, sospesa come in assenza di gravità, nell'atto di sgretolarsi lentamente, produce una sterile polvere nera. Ha una forma che ricorda quella di un albero, a testa in giù, allumineo, cosmico, totale, un catalizzatore, un perno energetico, una sorgente vitale, ma è ridotto all'osso, allo scheletro. E come bruciato e sta lentamente sgretolandosi. Altre due meteore giacciono invece sul fondo: sono già cadute, tra dune di cenere plumbea. Il decadimento è in corso. La clessidra, simbolo del vano tentativo degli uomini di catturare Kronos, è una ricostruzione simbolica, irreale ma fortemente drammatica, luttuosa, di un microcosmo giunto all'esaurimento, svuotato ed inaridito, in cui il conto alla rovescia verso un lento ma irreversibile processo di sgretolamento ed autodistruzione è stato innescato. Tutto è perduto, a meno di non voler provare a recuperare lo stupore dell'esistenza, la sacralità dell'essere e del fare, la cura nel prendere e nel dare: «Sparirà con me ciò che trattengo, ma ciò che avrò donato resterà»1. Quello di Anna è un tempo drammaticamente sospeso, trattenuto, come un uccello in gabbia, o un pesce nella rete, in cui il dolore privato si eleva a compianto universale, l'angoscia intima della perdita diventa accettazione cosmica. E l'urlo del silenzio, è l'azione non agita. E il tempo e lo spazio del distacco, non della fuga, del (r)accog li mento, della meditazione, della preghiera. E il tempo e lo spazio dell'attesa, interminabile, della pioggia che la terra arida invoca, è il tempo dell'ascolto e della speranza che un bagliore inondi di luce la notte, un canto faccia risuonare di vita il silenzio, un cuore irrori il mondo di un nuovo Amore.

RICONOSCIMENTI

FINALISTA PREMIO COMEL 2012